lunedì 3 giugno 2013

 COMMENTO ALLA POESIA 
"IL CANTO DEGLI SFOLLATI"
Il canto degli sfollati fu scritto dagli sfollati per ricordare la morte, la disperazione e le malattie che c'erano durante la guerra e insegna alle generazioni future  a far si che questo avvenimento non si ripeta mai piu'.
Gli sfollati cassinesi andavano via con stracci al posto dei vestiti e dormono sull'erba.
Pregavano Dio di tornare a Cassino al piu' presto.
Per tanta fame erano costretti a mangiare erba ed erano tanto magri da non riconoscersi piu'.
La guardia chiamava per dire che era arrivato il rancio, tutti si affollavano per prendere con la tessera quel poco di cibo razionato.
Tra gli sfollati c'era un ragazzo di Caira , Stefano Nardone di 14 anni, lui non aveva da mangiare ne' un posto dove dormire.
Chiese ad un anziano di dargli del cibo in cambio di assistenza, l'anziano acconsenti' perche' il figlio era in guerra ed era rimasto da solo.
Tornato il militare Stefano volle tornare al suo paese ma trovo solo distruzione e disperazione.
Il giovane torno' dall'anziano che era rimasto solo perche' suo era morto  e resto' con lui fino a che il suo paese Caira non riprese a vivere.

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