domenica 30 settembre 2012

                                                               I Pastori
Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi miei pastori
lascian gli stazi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natia
rimanga nè cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina.

Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia.Senza mutamento e l'aria.
Il sole inbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria
isciacquio, calpestio, dolci romori.

A, perchè non son io cò miei pastori?

                                                                                                 Gabriele D'Annunzio


                                                            C O M M E N T O

Il poeta Gabriele D'Annunzio, con la poesia "I Pastori" ricorda la sua terra cioè l'Abruzzo.
Il suo pensiero va ai pastori che durante il mese di settembre, conducono il proprio gregge
verso il mare.
Mentre scrive questi versi il poeta è lontano dalla sua terra e ricorda con nostalgia tutta la
grande fatica che questi uomini di montagna compiono. Si rammarica molto perchè vorrebbe
essere lì insieme ai pastori, per sentire i rumori e gli odori di quella terra tanto amata.

                                                                                                  Annachiara

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